Il disegno in de la Torre è l’uomo e la sua opera pittorica l’intero creato, la vita. Così, il disegno uomo diviene costruttore all’interno della costruzione che lo ingloba e che corrisponde all’opera pittorica creato. Quindi compartecipa alla costruzione non passivamente ma con la sua attività costruttiva stessa Tuttavia non è costruttore ma construzione e questo costituisce il grande mistero.
Rimane da analizzare il linguaggio con il quale de la Torre ci traduce questa sua intenzione ed a questo proposito vale la pena di soffermaci alquanto. De la Torre infatti riserva ai nostri sguardi un dialogare grafico con chiari rimandi agli anni 30 di questo secolo in Italia, quindi all’area di valori plastici e del ritorno all’ordine.
Questa rilettura che lui decanta da un decennio a questa parte lo rende nell’attuale panorama un anticipatore della tendenza, che pare una ubriacatura intellettuale, ad associare la nostra attuale stagione a quella degli anni trenta. Ancora più interessante è il fatto che lui parla da una tribuna, quella spagnola, che negli anni trenta ha mostrato ancor prima di Hiroshima di quale ferocia è capace l’uomo moderno. In tutto ciò il suo lavoro diventa agente nella memoria collettiva per esorcizzarne i fatasmi e riproporre lo scandalo di quei tempi che è lo stesso dei nostri, dove la società della leggerezza opulenta genera catastrofi a causa del fuggire l’impegno per la vita.
Questa rete di rimandi che è la sua opera e che ingloba il disegno è determinata anche dal solo disegno infatti a de la Torre questo solo interessa ed in questa fedeltà all’arte si realizza l’e sere costruttore del suo essere costruzione.
El dibujo en de la Torre es el hombre y su obra pictórica es toda la creación, la vida. Así, el dibujo humano se convierte en constructor dentro de la construcción que lo engloba y que corresponde a la obra pictórica creada. Por lo tanto participa en la construcción no pasivamente sino con su propia actividad constructiva, pero no es un constructor sino una construcción y esto constituye el gran misterio.
Queda por analizar el lenguaje con el que de la Torre traduce su intención, y en este sentido vale la pena detenerse un poco. De hecho, De la Torre reserva para nuestros ojos un diálogo gráfico con claras referencias a los años 30 en Italia, por tanto al terreno de los valores plásticos y la vuelta al orden.
Esta reinterpretación que viene alabando desde hace una década le convierte ahora en un precursor de la tendencia, que parece una embriaguez intelectual, de asociar nuestra temporada actual con la de los años treinta. Más interesante aún es el hecho de que habla desde un foro, el español, que en los años 30 demostró incluso antes que Hiroshima la ferocidad de la que es capaz el hombre moderno. En todo ello, su obra se convierte en agente de la memoria colectiva para exorcizar sus fantasmas y re-proponer el escándalo de aquellos tiempos iguales al nuestro, donde la sociedad de la ligereza opulenta genera catástrofes por huir del compromiso por la vida.
Ese entramado de referencias que es su obra y que incorpora el dibujo está determinado también por el dibujo solo, de hecho de la Torre sólo se interesa por éste y en esa fidelidad al arte se realiza la construcción constructora de su ser.
